Da adolescente fino ai vent'anni, deridevo gli amici le cui vite sembravano consistere solo nel passare il tempo con gli amici e nel praticare sport. Erano degli sciocchi. Come osavano sprecare il loro potenziale in cose così quotidiane. Come possono non passare ogni momento di veglia a pensare a come risolvere grandi problemi dell'umanità, a superare i loro coetanei, a fare qualcosa di se stessi. Alle scuole medie, un compagno di classe mi chiese: "perché leggi così tanto durante le pause? Vieni a divertirti." Senza esitare, risposi: "Così non divento come te." Non mi parlò mai più dopo quella; anni dopo desidero di non averlo detto, ma all'epoca lo pensavo davvero. Niente contava per me tranne andare avanti. Tutto ciò che non era pertinente era semplicemente d'intralcio. Sono diventato il primo nella mia famiglia a entrare in un'università della Ivy League. Il primo a lavorare negli Stati Uniti. Il primo a diventare milionario a 25 anni. Ora ho trent'anni e, secondo la maggior parte delle misure convenzionali, ce l'ho fatta. Il lavoro continua a motivarmi, ma negli ultimi anni sto imparando che gli amici, la famiglia e la salute - per te stesso e per chi ti circonda - sono le vere stelle polari. Lo sono sempre state. Sono ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Ero io lo sciocco fin dall'inizio. La mia consolazione è che sono stato estremamente fortunato. Non mi ci sono voluti 40 anni per ottenere ciò che pensavo di volere, solo per imparare ciò di cui avevo bisogno. Ho evitato di poco una linea temporale in cui, seduto sul mio letto di morte, guardo indietro alla mia vita e sussurro: "Avevo tempo ma non lo sapevo; amore ma non lo ricambiavo; vita ma non la valorizzavo." Auguro lo stesso a te anon.
@macroamaranth Mi scuso, è stato inappropriato.
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