L'estrazione di criptovalute sta surriscaldando la Terra — e i satelliti lo hanno appena dimostrato. Immagini termiche satellitari ad alta risoluzione fornite da SatVu, con sede nel Regno Unito, hanno rivelato l'impronta energetica sostanziale di una delle più grandi strutture di estrazione di Bitcoin negli Stati Uniti, situata a Rockdale, Texas — ampiamente identificata come l'operazione di Riot Platforms, con una capacità sviluppata di circa 700 megawatt (equivalente ai bisogni energetici di circa 300.000 abitazioni). Catturate dal satellite HotSat-1 di SatVu utilizzando sensori a infrarossi con una risoluzione di 3,5 metri, le immagini evidenziano intense emissioni di calore dai sistemi di raffreddamento attivi, dai trasformatori e dalle sottostazioni, mentre le aree inattive appaiono più fresche. Questo fornisce una visione diretta e quasi in tempo reale del carico operativo e della dissipazione energetica. Tale monitoraggio termico orbitale introduce una trasparenza senza precedenti per industrie ad alta energia come l'estrazione di criptovalute, dove il consumo di energia è enorme e i dati auto-riferiti possono mancare di verifica. Consente una valutazione indipendente da parte di regolatori, ricercatori e del pubblico, bypassando affermazioni promozionali o divulgazioni ritardate. Con l'aumento della domanda per AI, cloud computing e infrastrutture crypto, si prevede che gli investimenti globali nei data center supereranno i 7 trilioni di dollari entro il 2030, secondo McKinsey, con queste strutture che già contribuiscono a circa lo 0,5% delle emissioni mondiali di CO₂. L'estrazione di Bitcoin rimane particolarmente intensiva, con stime che suggeriscono che una singola transazione può produrre emissioni di CO₂ comparabili a quelle di un'auto a benzina che percorre distanze significative. SatVu sottolinea che lo scopo della tecnologia va oltre la sorveglianza, supportando decisioni informate su efficienza, sostenibilità e impatti sulla rete man mano che più strutture proliferano.