Le organizzazioni ebraiche continuano a sottovalutare la portata e la coerenza del movimento di odio antisionista—e continuano a rifiutarsi di nominarlo. Ma a meno che non costruiamo una campagna contemporanea, sintonizzata e mirata contro l'antisionismo ora, le conseguenze saranno gravi. Stiamo affrontando una formazione fascista seria, organizzata e sempre più audace. È comprensibile che molti rimangano bloccati dal trauma del 7 ottobre e dalla crescente inutilità del paradigma dell'antisemitismo post-Olocausto—la convinzione che la memoria della Shoah offrirebbe una protezione morale permanente. Ma quel paradigma è crollato. Non descrive più la realtà in cui viviamo. Le organizzazioni storiche devono ascoltare i giovani ebrei che conoscono realmente gli spazi accademici e attivisti di sinistra—ebrei che non sono stati né catturati dall'antisionismo né silenziati dalla demoralizzazione. Comprendono il terreno ideologico, la cattura istituzionale e la velocità con cui questo movimento si diffonde. Non abbiamo tempo da perdere. Il fallimento di nominare l'antisionismo come tale non è più un errore strategico; è una derelizione di responsabilità. Solo affrontandolo direttamente, come una forma contemporanea e sistemica di odio anti-ebraico, possiamo agire prima che la finestra per una risposta efficace si chiuda.