Riguardo al CPI degli Stati Uniti di giugno che sarà pubblicato domani sera: attualmente le aspettative delle istituzioni sono uniformi, con un CPI e un CPI core anno su anno rispettivamente del 2,7% e del 3%, e un incremento mensile dello 0,3%. Guardando le previsioni passate, quelle della Federal Reserve di Cleveland, che hanno sempre avuto un'alta accuratezza, indicano un CPI di giugno e un CPI core rispettivamente del 2,64% (l'ufficio statistico americano tende a arrotondare a 2,6%) e del 2,95% (arrotondato a 3%), con incrementi mensili dello 0,25% e dello 0,23%. Se questa volta la previsione della Federal Reserve di Cleveland si dimostra accurata, ciò significherebbe che l'inflazione negli Stati Uniti di giugno sarà superiore al valore precedente, ma leggermente inferiore alle aspettative (il CPI core anno su anno corrisponde alle aspettative). Come reagirà il mercato? Ci si aspetta che ci siano delle fluttuazioni, che indeboliranno la spinta al rialzo del mercato, ma non porteranno a una vera e propria inversione; è probabile che ci sarà una fase di consolidamento, poiché "l'avidità è sempre più difficile da invertire rispetto alla paura". Il sentimento del mercato potrebbe ancora considerare questo come un rimbalzo temporaneo, e poi si vedrà come si concluderanno le trattative sui dazi. Lo scorso fine settimana, Trump ha inviato lettere sui dazi all'Unione Europea, al Messico e al Canada; le reazioni delle parti coinvolte (sia l'Unione Europea che il Messico hanno dichiarato di voler raggiungere un accordo entro agosto) hanno portato il mercato a ritenere che il commercio TACO continuerà. L'imprevisto potrebbe verificarsi se alla fine non si raggiungesse un accordo e Trump decidesse di far entrare in vigore le tariffe indicate nelle lettere il 1° agosto; a quel punto il mercato dovrà ricalibrarsi.
qinbafrank
qinbafrank12 lug, 15:02
Conflitto in Medio Oriente, il Grande Piano Americano, rinvio dei dazi al 1° agosto, aspettative di riduzione dei tassi di mercato (Trump esercita pressione su Powell in vari modi), nelle ultime due settimane sia il mercato azionario che quello delle criptovalute statunitensi hanno avuto buone performance. Tuttavia, il rendimento dei titoli di Stato decennali statunitensi è salito silenziosamente dal 4,1% a oltre il 4,4%, avvicinandosi alla soglia del 4,6%. A maggio avevamo già discusso: il 4,6% è la soglia (o limite) per il rendimento dei titoli di Stato decennali, più si sale, maggiore è la pressione sul mercato; al di sotto di questa soglia, il mercato ha ancora supporto. Ignorando le aspettative di riduzione dei tassi, il rendimento dei titoli decennali statunitensi si è girato verso l'alto, il mercato obbligazionario suggerisce che è un segnale da tenere in considerazione. Le possibili cause potrebbero essere: 1) Sebbene la scadenza dei dazi sia stata posticipata, i recenti sviluppi nei negoziati con vari paesi non sono stati affatto fluidi. Negli ultimi giorni, Trump ha annunciato un aumento dei dazi per il Canada e ha incluso questioni politiche nei dazi contro il Brasile (aumentando i dazi per esercitare pressione sul Brasile riguardo al processo contro l'ex presidente Bolsonaro, che era un alleato di Trump durante il suo precedente mandato in America Latina); queste azioni hanno reso le istituzioni del mercato obbligazionario piuttosto preoccupate; 2) La prossima settimana è un punto cruciale con i dati CPI di giugno, a quel punto si potrà vedere quale impatto hanno avuto i dazi del 10% sull'inflazione. Le istituzioni del mercato obbligazionario si stanno preparando in anticipo per evitare rischi. Come accennato, il rendimento dei titoli di Stato decennali è ora vicino alla soglia, ma c'è ancora distanza; non siamo ancora in una situazione di allerta, ma è necessario prestare attenzione all'andamento futuro.
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