"Condividi la tua felicità con il mondo." Duh, giusto? È roba da base b***h. Ma recentemente una suora buddista me l'ha detto in un modo così consapevole e sta cambiando la mia vita. Ho realizzato che spesso non solo nascondo la mia felicità, ma la sto attivamente spegnendo. Lo faccio per adattarmi, per connettermi con lo zeitgeist. E lo zeitgeist di oggi ha reso quasi offensivo essere felici. "Sei felice? E della guerra? E dell'AI disallineata? E di Tr*mp???" Essere felici non è cool in questo momento nell'accademia, tra i liberali, tra gli umanitari e nei circoli artistici. È imbarazzante in molte zone di NYC e su Twitter. Così ho notato che quando cammino sorridendo per le strade, inizio a sentirmi come se fossi Fuori Contatto. Questa suora, tuttavia, stava sottolineando che se non condividi la tua felicità, se non lasci che la tua coppa trabocchi, stai privando le altre persone di qualcosa che può illuminarle. Nessuno vuole essere visto come ingenuo, che bypassa spiritualmente, o che ignora gli orrori del mondo. Ma una forma matura di felicità, una che riconosce questi orrori e che brilla nonostante essi...? mi sembra esattamente il tipo di cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento.