👀 La chiusura del talentuoso dipartimento d'arte digitale di @ChristiesInc è facile da interpretare come "gli NFT sono morti". Ma questo, secondo me, perde di vista la storia più grande. Quello che sta accadendo è lo stesso schema che abbiamo visto ogni volta che un nuovo medium collide con le vecchie istituzioni. La fotografia, il video, persino l'Impressionismo hanno tutti attraversato la stessa curva di essere sminuiti, sovraesposti, segregati e infine assorbiti. Gli NFT hanno semplicemente compresso la tempistica. Il boom del 2021 non era un insediamento culturale, era schiuma di liquidità. Le case d'asta hanno cercato di aggiungere team d'arte digitale, ma l'economia non si adattava molto bene. Perché addebitare commissioni del 25% per gestire opere che non necessitano di caveau, spedizioni o assicurazioni e hanno una distribuzione di vendite digitali infinitamente scalabile? Ma questo non è affatto un necrologio. È il momento della laurea. L'arte digitale non ha bisogno del proprio dipartimento più di quanto la fotografia ne abbia bisogno oggi. Appartiene alla stessa conversazione della pittura e della scultura contemporanea. Stiamo entrando in un'era in cui tutto—dai media generati da AI alle iscrizioni di Bitcoin—è nato digitale. Provenienza, autenticità e permanenza saranno definite on-chain. L'arte è solo la prima arena in cui questo cambiamento diventa visibile. Quindi sì, il titolo a breve termine è ribassista. Ma l'arco a lungo termine è profondo. Stiamo costruendo la memoria culturale dell'era digitale. Le opere che contano saranno quelle che si affermano non solo come speculazione, ma come arte. Saranno ancorate nella permanenza, nella provenienza e nel significato. Christie’s non ha chiuso la porta all'arte digitale, ma ha confermato che non è più una novità. 🔥